Piazza S. Carlo, 3 giugno 2017: il Lavoro svolto dalle SPES


Piazza S. Carlo, 3 giugno 2017: il Lavoro svolto dalle SPES

Il Lavoro svolto dalle SPES.

Torino. Dai racconti del debriefing di oggi con i soccorritori PxP emerge il fortissimo stato di schock dei giovani coinvolti.

Separati dai loro amici, avendo perso documenti, cellulare e scarpe, pieni di schegge di vetro, lontani da casa e in luoghi a loro estranei, solo dopo molta vicinanza, molto ascolto e aiuto pratico (ritrovare gli amici negli altri ospedali, bere un po’ d’acqua, telefonare ai famigliari col cellulare prestato) arrivano gli abbracci e la riconnessione con la realtà. Ecco allora che si sentono “sopravvissuti“.

Ma quello che più dovrebbe farci riflettere è ciò che dicono di aver pensato al momento in cui la folla impazziva.

Nelle loro menti affioravano spari, auto contro la folla, boato di un kamikaze che si faceva esplodere…

immagini e suoni ormai penetrati nella mente collettiva, ma tenuti latenti in un angolo del cervello.

La paura negata, che non è diventata consapevolezza, coscienza del pericolo e di sapersi proteggere, deflagra in emozioni irriconoscibili, non gestibili, ed è il caos, dentro e fuori di sè.