Workshop alla Cattolica di Milano su “Terremoti e Salute Mentale: dall’impatto alla ricostruzione”


 

di Gaetano Toldonato
Psicologo Psicoterapeuta – Psicologi per i Popoli Torino

Il 27 aprile scorso si è tenuto a Milano, presso l’Università Cattolica del S. Cuore, il workshop “Terremoti e Salute Mentale: dall’impatto alla ricostruzione”, organizzato dal Prof. Fabio Sbattella, Responsabile dell’Unità di Psicologia dell’Emergenza dell’Università Cattolica, con la collaborazione della Prof.ssa Maria Teresa Fenoglio, docente del Laboratorio di Psicologia Emergenza dell’Università degli Studi di Torino e Presidente dell’Associazione Psicologi per i Popoli Torino.

L’evento è stato proposto come una giornata di confronto, riservata ad un gruppo ristretto di specialisti impegnati nella promozione della salute mentale e nella ricostruzione post sisma.

La formula dei lavori adottata è stata quella del Workshop, cioè una sessione di lavoro finalizzata a produrre idee, concetti, analisi e prospettive. Per favorire il processo creativo, si è stabilito che fosse utile il limitare il numero dei partecipanti a non più di trenta, in modo di poter garantire a tutti una partecipazione attiva ed offrire a ciascuno lo spazio ed il tempo per portare il proprio contributo.

Workshop a Milano su Terremoti e Salute MentaleLa giornata di lavoro non è stata dunque un convegno, né un congresso, né un corso a cui assistere, bensì un’occasione per conversare, discutere e stimolare brain storming, alla luce dei propri dati esperienziali e dei quesiti su cui confrontarsi.

In un tale consesso ha particolarmente contribuito, alla ricchezza del confronto, il fatto che al dialogo partecipassero persone con background differenti: psicologi e non psicologi; volontari e professionisti strutturati; docenti universitari e dirigenti dei servizi territoriali di salute mentale; colleghi del nord, del sud e del centro Italia, ecc. Ad una tale eterogeneità, il gruppo di lavoro, per quanto ovviamente non esaustivo dei vari punti di vista possibili, ha raccolto, in modo funzionale il fatto di poter confrontare le proprie idee con l’arricchimento di nuove prospettive.

Il focus dei lavori è stato centrato sul ruolo che la salute mentale può svolgere nei processi di ricostruzione sociale, economica, strutturale e culturale post sisma e, circolarmente, sul ruolo che le scelte di ricostruzione hanno sulla salute mentale e sul benessere psicologico delle persone.

All’introduzione di Fabio Sbattella, che ha presieduto e curato la conduzione del workshop, è seguita una lezione magistrale di Massimo Mari, Direttore DSM AV2 ASUR Marche.

Incaricato dall’ASUR per il coordinamento del supporto psicologico e dei servizi alla persona delle vittime dei terremoti, Mari coopera con diverse associazioni di volontariato nella Salute Mentale e di pronto intervento nelle catastrofi e nei terremoti del 1997 Marche, del Molise, dello Sri Lanka, dell’Abruzzo ed altre emergenze, sino al recente terremoto delle Marche.

Nella sua lectio “La funzione di ascolto per una ricostruzione delle reti sociali”, Mari ha affrontato e sviluppato l’importante tema dell’evitamento della dimensione alienante di una ricostruzione, ove non avvenga all’insegna di un’ottica di democrazia partecipativa. Per una ricostruzione integrante, Mari ha posto in evidenza la necessità della presenza di alcuni fattori, quali il rispetto del consenso, la trasparenza dei processi di ricostruzione, la comprensione delle tradizioni locali, l’ascolto dei bisogni, la partecipazione ai processi decisionali e la valutazione condivisa dei risultati.

Dalle precedenti esperienze si è compreso come le decisioni calate dall’alto abbiano sempre prodotto eco-mostri non vivibili: occorre comprendere quanto sia fondamentale il valore ed il significato concreto del partecipare o dell’essere esclusi dalle politiche della ricostruzione.

Qualche numero: 300 vittime, 388 feriti; con la seconda forte scossa del 30 ottobre 2016, 40000 sfollati, 25000 ospiti “deportati” in varie strutture. Il 18 gennaio 2017, tre nuove forti scosse causano una nuova inattesa catastrofe: una slavina causa la sciagura dell’hotel Rigopiano ed un elicottero della Protezione Civile che precipita, aggiungono altre 35 vittime al funesto bilancio.

Workshop a Milano su Terremoti e Salute MentaleMari riafferma quanto ribadito, sull’esperienza della funzione di ascolto, in un suo recente lavoro di ricerca applicata in campo di Psicologia Sociale, il cui risultato “può essere assunto come momento di riflessione collettiva necessaria per riprendere con lo spirito migliore l’attività di vita, studio e lavoro, dopo il trauma sociale rappresentato dalla lunga serie di eventi sismici che ha colpito i luoghi terremotati.

La ricerca si è articolata in momenti di intervento pratico sulle popolazioni, tramite i Centri di Ascolto, ed in momenti di riflessione collettiva, tramite Cicli Seminariali. La pertinenza al peculiare momento sociale deriva dall’analisi della attività di prevenzione nella salute mentale che hanno effettuato i Centri di Ascolto per le popolazioni terremotate; l’elaborazione collettiva dell’esperienza ed il suo approfondimento è avvenuta tramite il dispositivo assembleare dei seminari.

I centri di ascolto, gestiti da volontari del GUS di Macerata, … hanno funzionato come strumenti di rilevazione delle variazioni di un certo “sentire comune” nella cittadinanza. Il lavoro, che consiste in ciò che abbiamo definito “ascolto attivo” alla popolazione, era indispensabile, al fine di prevenire, almeno in parte, i prevedibili danni psicologici a livello sociale, offrendo punti di riferimento dove personale preparato potesse ascoltare, permettere un certo distacco, rilassamento e confidenza alle persone che, improvvisamente, avevano visto cadere le più ovvie certezze della loro vita quotidiana: la casa, il paese, le relazioni sociali, il lavoro.

Tramite il dispositivo dei centri di ascolto si è osservato che il sentire comune, a causa del trauma sociale rappresentato dal sisma, è variato. Importanti elementi simbolici di riferimento sono venuti momentaneamente meno: la casa, l’ospedale, l’organizzazione familiare e sociale, la distribuzione degli spazi, ecc… Questo mutamento di riferimenti, simboli ed affetti è stato causa di un vacillamento nel senso comune. Il senso comune costituisce il livello minimo di cultura condivisa dalla comunità ed influenza fatalmente le opinioni dei singoli e dei gruppi, nel progettarsi, nel partecipare e nell’inserirsi attivamente nel divenire sociale. Il senso comune, esistente fino a quel momento, con il suo vacillare ha messo in discussione l’identità sociale di una popolazione che, in precedenza, aveva come cardine una complessa commistione di cultura contemporaneamente contadina, montanara ed accademica universitaria.

In conclusione, si può affermare che è con la funzione di ascolto attivo che si può contribuire a rendere possibile la rinascita di una coscienza morale individuale e, soprattutto, collettiva.

Alla lectio di Massimo Mari, sono seguite le relazioni iniziali di Marco Gentili, Alfredo Mela e di Maria Teresa Fenoglio.

Marco Gentili (GUS – Gruppo Umana Solidarietà)

IL GUS è un’associazione no-profit la cui mission si fonda sui valori della laicità, della solidarietà, della giustizia sociale. Gli associati operano, per aiutare chi soffre e chi è più debole e vulnerabile, attraverso la presa in carico della persona senza distinzioni, perché le vicende umane, le singole storie hanno pari dignità, uguale diritto di ascolto e di sostegno.

Workshop a Milano su Terremoti e Salute MentaleIl GUS combatte ogni forma di povertà, di violenza, di sfruttamento e abuso e favorisce la tutela e la promozione dei diritti umani, l’accoglienza e l’integrazione delle persone che, a causa di sanguinose guerre civili, sono costretti a lasciare i propri paesi, poichè la fuga rappresenta l’unica concreta alternativa alla morte.

Il GUS è stato scelto in quanto rappresentava l’unica associazione sul territorio che, in tempi rapidi, fosse disponibile a formare intensivamente i propri associati all’ascolto e allo “stare con“, oltre che al “fare a“, la popolazione terremotata. Il gruppo, inoltre, avendo fatto precedenti interventi sulle popolazioni vittime della guerra nella ex-Iugoslavia, metteva in campo una dotazione di skill esperenziali validi per accogliere le esigenze ed i bisogni psicologici di vittime traumatizzate.

L’ingresso del personale GUS (psicologi ed assistenti sociali) nei centri di ascolto, dopo un periodo di formazione iniziale, ha fatto seguito ai colleghi del personale sanitario ed amministrativo dell’ASL 10 che hanno gestito le prime massicce richieste di intervento post sisma.

Gli interventi di prevenzione della salute mentale sono stati effettuati con i centri di ascolto mobili e con i centri stabili, con le riunioni assembleari nei campi terremotati, con l’ingaggio delle autorità locali e con il coinvolgimento dei medici di famiglia. Progressivamente, le funzioni di ascolto sono state delegate a personale specialistico (preventivamente formato) residente localmente, seguendo un piano di graduale separazione.

Gentili ha sottolineato come sia stata importante, grazie ad un ascolto partecipato, la disponibilità degli operatori a rapportarsi dialetticamente con il piano degli interventi con cui operare. L’inevitabile partecipazione emotiva, le maree di sofferenze e di privazioni raccolte insieme con la necessità di poter, in qualche modo, ripristinare un pur minimo senso di vita normale, ha fatto sì che ci si proponesse per promuovere la realizzazione di una struttura scolastica per i bambini in cui il GUS ha messo a disposizione degli psicologi a sostegno delle attività.

Alfredo Mela (Psicologi per i Popoli nel mondo-Torino e docente del Dipartimento interateneo di scienze, progetto e politiche del territorio del Politecnico di Torino e dell’Università degli studi di Torino)

Il tema sviluppato da Alfredo Mela si può connotare in una declinazione che fonde temi della sue riflessioni teoriche con le attività di ricerca e di promozione a vari processi partecipativi, specie per quanto concerne la progettazione degli interventi di trasformazione urbana e dello spazio pubblico ed in quelli di sostegno psico-sociale alle comunità e di promozione della salute mentale in contesti svantaggiati.

Workshop a Milano su Terremoti e Salute MentaleIn quanto sociologo, Mela ha posto in evidenza l’impatto e l’importanza che la sociologia urbana ha in quanto focalizzata sugli aspetti sociali dei centri urbani. E tali aspetti si riferiscono all’agire dei soggetti che compongono la popolazione urbana, alle relazione che essi instaurano fra loro e con soggetti esterni, alla formazione di gruppi sociali, movimenti, istituzioni, organizzazioni, ecc… ai legami di complementarietà o di competizione che esistono fra tutte queste entità, sino alla configurazione della città come sistema sociale. Occorre perciò orientare l’attenzione sulla dimensione spazio-temporale o ambientale della vita sociale e sul condizionamento dei fenomeni in ragione delle risorse e dei vincoli presenti nell’ambiente.

Un centro urbano è insomma un sistema sociale globale che, in un contesto disastrato come quello dello scenario post sisma, richiede per la sua sopravvivenza una partecipazione attiva dei cittadini alla pianificazione e alla progettazione del processo della ricostruzione.

Dalle sue esperienze, Mela pone in primo piano quanto abbiano contribuito, all’efficacia di un progetto di ricostruzione, le attività di ascolto e di indagine sulle esigenze della popolazione, in occasione della predisposizione degli strumenti urbanistici e dei piani territoriali.

Nella situazione drammatica del sisma, in un contesto urbano completamente distrutto, ci si è trovati davanti alla dissoluzione dei contesti-luoghi che sono stati luoghi simbolo e contenitori della quotidianità storica della comunità. Morte e distruzione hanno strappato via persone, case, piazze, interi territori.

«Noi vogliamo rimanere qua, non vogliamo essere deportati…. Da qui non ci muoviamo». Alla strenue volontà di ripartire per ricostruire, risponde il riaffiorare di un bene immateriale, che si fonda sulle radici storiche, sulle tradizioni, sull’appartenenza al territorio delle singole persone e delle rispettive famiglie. Un processo di reificazione sociale di un coacervo di comuni valori interiori.

Ecco, prosegue Mela, un progetto a Fiastra (un piccolo comune in provincia di Macerata, che si affaccia su un lago di emozionante bellezza) con l’intento di ricongiungere la popolazione risiedente sulla costa con quella rimasta a Fiastra, riunendo adulti e bambini in un momenti di incontri e di svaghi in ricorrenze scolpite nella tradizione locale. Il progetto, dal nome “Fiastra mare e monti: una comunità separata dal terremoto” è nato dall’incontro della comunità fiastrana con gli psicologi volontari di due associazioni e punta a mitigare i danni causati dagli effetti sociali della situazione alienante che si trova a vivere la popolazione. Gli incontri con la popolazione, iniziati a febbraio, si tengono con cadenza mensile a Fiastra e presso i campeggi di Porto Recanati, attraverso gruppi, formali ed informali, che si sono costituiti spontaneamente per contribuire allo sviluppo psico-sociale del progetto.

Il progetto, strutturato secondo un piano di azione-ricerca partecipativa, si è sviluppato avendo cura di creare un rapporto paritetico con gli agenti locali presenti e disponibili sul territorio, proponendosi di:

  • Elicitare nella comunità la formazione di gruppi attivi per la realizzazione di nuovi progetti.
  • Attivarsi in un contesto di azione di promozione della salute mentale all’insegna di una multidisciplinarità che includa, oltre agli psicologi, agli psichiatri ed agli assistenti sociali, anche sociologi, etnologi, architetti, ingegneri e rappresentanti locali del pubblico.
  • Garantire agli interventi di azione dei “ritorni nel tempo” (5 gg. ogni mese), al fine di dare senso concreto ad una continuità che non si dissolva nel tempo, man mano che i riflettori dei media si spengono sui e sulle devastazioni causati dall’evento.

Gli assi di interesse su cui si è modulato il progetto si possono ravvisare nello sviluppo delle seguenti attività:

  • Creazione di gruppi di ascolto;
  • Attrezzaggio di una nuova area-gioco per bambini, per il riutilizzo del territorio, nel pieno rispetto dell’espressione della volontà della comunità, che ha deciso di restituire ad un’area la funzione che aveva prima del sisma.
  • Formazione di un gruppo locale di giovani autogestito per la realizzazione di un video-documentario sulla loro comunità e sul loro territorio.

Maria Teresa Fenoglio (Laboratorio di Psicologia Emergenza dell’Università degli Studi di Torino e Presidente di Psicologi per i Popoli – Torino)

L’intervento della Fenoglio si è sviluppato lungo l’asse di una erudita articolazione in cui sono stati passati in rassegna almeno otto principi che sono stati definiti come “I paradigmi della Ricostruzione”, ovvero di principi a cui occorrerebbe ispirarsi nella formulazione dei contenuti alchemici che confluiscono e che determinano il corpo dei nuovi progetti di ricostruzione.

Workshop a Milano su Terremoti e Salute MentaleIl paradigma primo enuclea alcuni degli aspetti più importanti che sono connessi alla connotazione del luogo: senso, identità, attaccamento. “Perdere il luogo significa perdere la possibilità di pensare il proprio contesto, e, soprattutto, di pensarsi nel proprio contesto” sottolinea Fenoglio. E, come evidenziano recentemente vari studi, la perdita del senso del luogo può essere correlata alla comparsa di episodi psicopatologici e di disturbi depressivi anche importanti.

Il luogo è un contenitore verso cui si indirizza una forte componente affettiva, connessa ad una familiarità spesso transgenerazionale, soprattutto perché è il luogo a contenere la propria casa: La casa in quanto custode dei propri valori intimi, «La casa è infatti il nostro angolo di mondo, … il nostro primo universo», come afferma Bachelard. E quando il luogo e la casa sono violentati, distrutti da eventi incontrollabili, è tutto il nostro senso del mondo a esserne compromesso.

Il perdere il luogo-territorio conduce, nel contempo, all’insorgenza di una “crisi della denominazione, ovvero abbandonare i nomi, abbandonare le identità attribuite agli spazi soggettivamente significativi, perdere le tracce stratificate, legate anche a lontani passati”.

Un secondo paradigma è connotabile nel significato che le istituzioni assumono “come sistemi di difesa”, quando “ogni Associazione di Protezione Civile si muove a garantirsi la propria presenza sul campo, la propria legittimità e riconoscimento nel grande Organigramma del volontariato”. Protezione Civile, uno straordinario spiegamento di forze sul campo, una potente “macchina da guerra” che evoca potenza e fascino, ma con un confine che può aver generato oscillazioni tra il funzionale ed il disfunzionale.

Nei paradigmi che seguono, Fenoglio ha posto le importanti evidenziazioni del “trauma di comunità, in quanto rottura della connessione passato-presente-futuro” e l’ ”attaccamento e perdita”. Il trauma, nella necessità di distaccarsene e nella sua successiva elaborazione e cura, diventa strumento tramite cui tracciare i “marker culturali”, quali i nomi, il linguaggio, i luoghi,

la religione, ecc., in quanto tratti costitutivi delle persone. “Ri-conoscere, ri-costruire, ri-scoprire”.

Nell’evento traumatico, il lutto e la narrazione sono processi che mediano il conflitto tra il dover rimanere fedeli ad un passato – che occorre metabolizzare – e di un suo recupero narrativo che ne analizzi, in modo riflessivo, nuovi modi di essere che siano alternativi ai modi del passato.

La raccolta di narrazioni favorisce lo sviluppo della narratività come formazione a pensare”.

La resilienza – ha proseguito la Fenoglio nella sua elencazione dei paradigmi – è un processo che si colloca nell’interazione tra persona ed ambiente e che consente una certo superamento di una crisi traumatica, mettendoci in condizione di poter riorganizzarci e di ricostruire slanci di opportunità positive verso nuove mete.

Tra gli elementi che connotano la ricostruzione, si pongono “le dimensioni antropologiche che caratterizzano la Comunità e che occorre rimettere in circolo nella fase di ricostruzione”, quali

i ruoli assegnati ai diversi gruppi di età, i processi di comunicazione, i riti di passaggio (con l’investitura dei giovani), la libertà di esplorazione dei luoghi da parte dei bambini tramite il gioco, l’esistenza di un sistema di celebrazioni, la capacità di assegnare significato collettivo al dolore, la presenza di un sistema locale di miti, sentimenti religiosi, espressioni artistiche, ecc.”.

Un fattore importante è il provvedere ad una costante ed approfondita verifica sulla gestione dell’emergenza, con una serie molto dettagliata di elementi valutazione con cui scandagliare l’adeguatezza degli interventi.

In chiusura, Fabio Sbattella ha ribadito quanto sia stata preziosa questa occasione di condivisione di tante esperienze fatte su un campo ancora caldo. Sicuramente apprezzato come un fertile apporto ad una riflessione che possa contribuire a meglio qualificare e strutturare, su temi concreti, il processo di apprendimento e crescita della propria vita professionale ed umana.

L’output generato dal workshop si può considerare come una raccolta di concetti, raccomandazioni, ipotesi, criteri, priorità e proposte da offrire, come contributo, a chi è impegnato ora nella ricostruzione post sisma in centro Italia e, più in generale e in futuro, a tutti coloro che si occuperanno di ricrescita comunitaria post disastro”.

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Workshop a Milano su Terremoti e Salute Mentale

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BIBLIOGRAFIA

Bachelard Gaston – La poetica dello spazio, Trad. di Ettore Catalano, Edizione Dedalo, Bari, 1975

Fenoglio Maria Teresa – Andar per Luoghi, Ananke, Torino, 2007

Mari Massimo – “Catastrofe e Cambiamento” Lo spazio interno della ricostruzione, in Psychomedia, 2017, http://www.psychomedia.it/pm/grpind/social/terfine1.htm

Mela Alfredo – Sociologia delle città, Carocci, Roma, 2006

Pezzullo Luca – La perdita traumatica dei luoghi, in Geotema 23, Roma, 2004

Sbattella Fabio, Tettamanzi Marilena – Fondamenti di Psicologia dell’emergenza, Franco Angeli, Milano, 2013

Sbattella Fabio – Manuale di Psicologia dell’emergenza, Franco Angeli, Milano, 2016

Vallerani FrancescoItalia desnuda. Percorsi di resistenza nel Paese del cemento, collana Lo scudo d’Achille, Unicopli, Milano, 2013