Terrorismo. Gli psicologi da “pronto soccorso” che curano l’anima alle vittime del Bardo


SI CHIAMA Spes, ed è la Squadra di emergenza Psicosociale di Psicologi per i Popoli, che a Torino sta aiutando cinque delle famiglie coinvolte dall’attentato al Museo del Bardo di Tunisi. Psicologi da “pronto soccorso”, come loro stessi si definiscono, che aiutano chi ha subito un trauma grave a rientrare alla propria vita e a sviluppare “resilienza”, un’idea di resistenza e di cambiamento insieme che può aiutare a sopravvivere. Maria Teresa Fenoglio è una delle professioniste che guidano il team, in tutto 40 persone che si danno i turni in modo volontario, oltre al lavoro di ogni giorno, e che si applicano ai singoli casi anche secondo le proprie competenze. «Il Comune di Torino – spiega – ha incaricato la nostra associazione di occuparsi di quanto era avvenuto a Tunisi, sia pensando a chi era morto e aveva lasciato coniugi e figli, sia pensando a chi sarebbe tornato ferito o comunque gravemente traumatizzato. Ci siamo messi a disposizione di tutti, intervenendo poi su chi ce lo ha chiesto, una decina di persone suddivise in cinque famiglie, che ci hanno chiesto aiuto una dopo l’altra».
Che cosa fare, come assistere questi speciali pazienti? «È la prima volta che interveniamo dopo un attentato, cioè dopo un trauma che non solo è grave perché ci sono stati morti e feriti ma anche perché c’era la volontà di uccidere». Un “dettaglio” che può cambiare tutto, specie per chi ha visto, da vicino o da lontano, i killer del Bardo. Perché nelle persone che sono state cacciate, braccate, prese di mira da un Kalashnikov si possono sviluppare traumi ancora diversi da chi, per esempio, è stato vittima di un crollo o di un incidente. «Il nostro intervento è ancora in atto – dice Fenoglio – e si svolge ogni settimana nei nostri studi, oppure a casa delle persone che hanno difficoltà a spostarsi. Anche le ferite, in sé, generano forti traumi, legati alla paura di perdere una parte della propria vista fisica. Ma l’idea degli attentatori, e di essere stati colpiti mentre si visitava con calma un museo, sono stati in questo caso gli elementi più gravi. Si prova rabbia, rancore, disperazione, e si può giungere anche a una definitiva perdita di fiducia nell’intera umanità».
Che cosa dicono le regole della psicologia psicosociale? Per prima cosa, i pazienti vanno ascoltati in profondità, individualmente, e con tutte le difficoltà che emergeranno dai loro racconti, in un sentimento di empatia, evitando tutto ciò che gli amici e i conoscenti dicono con l’idea di dare conforto, come per esempio «alla fine è andata bene, tu sei tornato e sei vivo». Bisogna, invece, lasciare che la rabbia, l’odio per gli attentatori, lo sgomento verso guerra e terrorismo possano esprimersi liberamente, senza essere censurate come spesso avviene a livello sociale. E aiutare chi è rimasto solo a riorganizzare la propria vita. «Se manca un genitore – spiega Fenoglio – sviluppare resilienza significa, per gli altri membri della famiglia e per i figli in particolare, imparare a prendere su di sé qualcuna delle responsabilità che erano sue. La risposta al lutto, o alle proprie ferite, passa anche attraverso la ripresa del lavoro o la soluzione di problemi molto pratici».
L’associazione Psicologi per i Popoli lavora abitualmente col 118, si è impegnata su terremoti, atti di violenza, incidenti gravissimi. Sono stati questi psicologi, per esempio, a soccorrere gli allievi e le famiglie subito dopo il crollo di un soffitto che al liceo Darwin provocò la morte di Vito Scafidi e l’invalidità di un altro compagno. E ad assistere gli operatori sanitari intervenuti alla Thyssen subito dopo il rogo che uccise sette operai. «Quegli infermieri – dice Fenoglio – erano rimasti sconvolti dai lamenti e dalla lucidità degli ustionati, dall’orrore della fabbrica bruciata, e sentivano il bisogno di esprimere il loro turbamento, nel loro caso restando insieme come gruppo ».
Psicologi per i Popoli, che ha sede in via Porta Palatina 9, esiste dal 2001. Info sulla pagina facebook “Psicologi per i popoli Torino”.
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“L’intervento psicosociale evita atteggiamenti consolatori e aiuta a esprimere rabbia e sgomento per riorganizzare la propria vita”
LA SQUADRA Le psicologhe della Spes: Masi, Pignataro, Fenoglio, Lagioia e Piovano